Quando si decide di iniziare una psicoterapia, potrebbe sorgere il dubbio se andarci da soli o in coppia. Vale sempre la pena, quando si ha una relazione in corso, di riflettere sulle due alternative. La scelta di un percorso individuale può apparire ovvia quando le ferite, i temi che spingono a chiedere aiuto sono percepiti come “miei” e non “nostri“, ma vi sono alcuni aspetti che è utile considerare:

1) Spesso vengono vissuti come miei dei problemi che, a ben guardare, in realtà sono nostri, e questo è già un elemento che racconta il “funzionamento” del singolo (e della sua coppia). “E’ un problema mio, non serve che lui/lei venga”: con questa convinzione si assume su di sé tutta la responsabilità di ciò che accade escludendo che il partner vi contribuisca in qualche modo. Anche quando una certa sofferenza ricorre nella propria storia personale (“Sono sempre stata/o così, avevo questo problema anche prima di incontrarlo/a”), è possibile che la relazione attualmente in corso la alimenti; che il partner sia, anche inconsapevolmente, recettivo/favorevole al suo mantenimento.

Spesso ad esempio arrivano al primo incontro persone che trascinano fardelli ormai insostenibili di sofferenza e di responsabilità. Persone che all’interno della loro coppia svolgono un ruolo di accudimento, prendono tutte le iniziative e decisioni, risolvono problemi mentre il partner tendenzialmente delega, si appoggia, fa meno. Sono così abituate a portare tutto il peso da sole – solitamente lo fanno da molto tempo – da pensare che il fatto di essere esauste sia sintomo di un loro limite (“E’ un problema mio, non serve che lui/lei venga”) invece che di un equilibrio anche di coppia da rivedere.

2) Al contrario, può accadere che un disagio personale venga attribuito alla vita di relazione, o che si generi proprio sul confine tra mio e nostro; per esempio quando il rapporto va a toccare ferite del passato mai elaborate (quale relazione non lo fa?). Chi ha subito abusi può incontrare grandi difficoltà nel lasciarsi andare all’intimità pur con un partner amato e rispettoso. In un caso come questo è altrettanto frequente che si presenti in terapia il singolo o la coppia, a seconda di come il problema di un’intimità difficile sia vissuto come mio o come nostro: “Sono io che non funziono/siamo noi che non andiamo bene insieme”. Quindi?

Il fatto è che molto spesso la sofferenza portata in terapia è realmente allo stesso tempo mia e nostra. Per molte ragioni: perchè nella coppia noi portiamo tutto ciò che siamo e ci è accaduto prima di incontrare il partner, oltre che i desideri e le speranze per il futuro a due. Perché la relazione a sua volta scopre e riattiva in entrambi bisogni, paure, ferite che finché si era soli giacevano in qualche angolo dimenticato e protetto. E perché la relazione è una danza di ritmi e respiri differenti che cerca un passo condiviso.

Un percorso di terapia può cambiare profondamente una persona. La aiuta a vedere e comprendere meglio aspetti di sè, fornisce il sostegno necessario a muovere passi nuovi e diversi che permettano un’esistenza più soddisfacente, spontanea e consapevole. Che cosa accade quando una persona si immette in questo percorso senza il partner? Che il focus della terapia sarà su di lei, non su di loro.

Nessuna psicoterapia individuale lavora contro la coppia, semplicemente lavora per e con chi c’è in terapia. Ma singolo e coppia sono in continuità. Chi lavora su di sè porta inevitabilmente all’interno della relazione il proprio cambiamento: l’altro potrebbe accoglierlo, accettare anche di esserne “modificato” a sua volta, partecipando così alla definizione di un nuovo equilibrio a due; o potrebbe invece esserne spaventato, non comprenderlo, rifiutarlo e persino ostacolarlo. Non è raro che un paziente racconti che il partner si lamenta perchè “Da quando hai iniziato la terapia sei peggiorato/a”… e magari quel peggioramento consiste nel riuscire a dire dei no prima impensabili, o mostrare la propria vulnerabilità invece di soffocarla nell’iperefficienza.

Qualunque cambiamento personale avrà inevitabilmente delle ripercussioni sulla relazione col partner, per questo alcuni terapeuti scelgono di lavorare sempre con la coppia, non importa quale sia l’origine del problema. Per interagire con il sistema più che con il singolo, per aiutare quella relazione ad accogliere e integrare il cambiamento facendone una possibilità di evoluzione condivisa. Naturalmente questo non è sempre possibile… e forse nemmeno necessario.

E’ compito del terapeuta, una volta raccolti tutti gli elementi, suggerire il tipo di percorso più indicato. In generale, le possibilità sono: psicoterapia individuale, di coppia, o individuale con eventuale coinvolgimento del partner secondo modalità variabili. Qualunque possibilità sarà valutata insieme: spesso anche comprendere dove sia il confine tra mio e nostro è già fare terapia.

godeassi psicoterapia coppia
illustrazione di Anna Godeassi

 

Condividi

Ti potrebbe interessare: