Siamo ancora capaci di stare in gruppo? Stare bene con se stessi e con gli altri sembra diventato particolarmente complesso. Due anni di chiusure, rabbie e angosce hanno esasperato una tendenza già in atto piuttosto evidente a chi lavora con la relazione d’aiuto.
Molti non sanno come stare con la propria sofferenza né con quella degli altri. In realtà faticano a stare con molte delle loro emozioni perché non si fidano della propria capacità di sostenerle e perché non hanno i contesti umani dove portarle, significarle, vederla rispecchiate.

Come si fa a scendere da questo treno in corsa senza farsi male?

Giochiamo per un attimo con questa metafora della nostra vita attuale, lanciata verso obiettivi che non sappiamo più se abbiamo davvero scelto, in un affanno costante per non restare indietro rispetto agli altri, stanchi per i ritmi insostenibili e più soli di quando non esistevano i social.

E se lo rallentassimo, questo treno? Se potessimo raggiungere la cabina guida e da lì farlo decelerare, così da tornare finalmente a passo di sguardi che sanno incontrarsi, di parole che raccontano i corpi e le risonanze, di respiro pieno e cuore spazioso?

Questo è l’intento dei nostri gruppi di Co-scienza: “immergersi in sé per riemergere con l’altro per aprirsi all’oltre”. Favorire uno spazio in cui ciascuno possa abitare autenticamente se stesso (corpo), consapevolmente la relazione con gli altri (comunità) e fiduciosamente il mistero di ciò che ancora non conosce (cosmo).

Cosí il “conosci te stesso” può continuare nel “conoscerai l’universo e gli dei”: ecco il corpo, la comunità e il cosmo che tornano capaci di dialogare e rispecchiarsi l’uno nell’altro.

gruppi canti medicina coscienza riccamboni

Come si svolgono?

Accompagno i gruppi insieme a mio marito Matteo, con il quale condivido l’attività di psicoterapia e la ricerca che negli anni ci ha portati ad approfondire altre tradizioni di cura e pratiche di consapevolezza. Insieme ci siamo appassionati alla musica medicina come strumento di esplorazione degli stati di coscienza e dedichiamo regolarmente a questa via degli appuntamenti, cerchi di canti e workshop.

Nei gruppi di Co-Scienza il canto di cura invita gentilmente ad aprire le porte sulle emozioni, a riconnettersi alla matrice naturale collettiva e insieme espandere lo sguardo oltre noi. La “magia” di questo tipo di musica è anche quella di rendere più percepibile il silenzio come velo che finalmente può stendersi su tutte le storie che ci raccontiamo. Perchè solo da questo silenzio può emergere la capacità di ascoltare noi stessi mentre ascoltiamo gli altri; e perchè diventiamo infinitamente più spaziosi dentro, quando in mezzo agli altri possiamo esprimere ciò che siamo invece di essere o fare qualcosa di speciale.

Ci muoviamo quindi in 3 direzioni: connessione (a sè e all’altro), espansione (oltre ciò che abitualmente pensiamo e sentiamo di noi e degli altri) integrazione (tra pensiero, emozione e azione).

Beatriz Gutierrez gruppi riccamboni

illustrazione di Beatriz Gutierrez

A chi si rivolgono?

In modo particolare a chi si è accorto di non stare (più) comodo nelle relazioni, a chi patisce la mancanza di scambi non superficiali e frettolosi. A chi si riconosce in alcuni atteggiamenti quali ritiro, solitudine, rinuncia al contatto con gli altri, paura di esporsi a nuovi incontri, sfiducia nella possibilità di creare legami gratificanti. Ancora, difficoltà a parlare delle proprie emozioni e a sintonizzarsi con quelle degli altri.

Gli incontri si rivolgono a chi non sente più la relazione come un luogo sicuro e di conseguenza lo teme, lo evita, lo critica. Ma non ha smesso del tutto di sperare che sia ancora possibile ascoltarsi, parlarsi e aprirsi; insomma ripartire dalla relazione pura – con se stessi, con gli altri, con l’oltre.

Se ti attira la musica medicina, puoi seguire la nostra pagina Facebook:

Visione Indigena. Mata e Silvia

Condividi