Quando finalmente in psicoterapia puoi guardarli bene in faccia, ti accorgi che anche i mostri più paurosi hanno qualcosa di fragile, infantile, quasi buffo.

Quando li vedi da vicino e scopri cosa li ha resi quello che sono, potresti perfino sentire tenerezza; la spinta ad abbracciarli, e abbracciarti con loro, per essere stati tutti così tenaci nel fare del proprio meglio per sopravvivere.

Ogni parte piccola di noi che non ha trovato ascolto, pazienza, considerazione, amore, protezione in chi ci accudiva, si ritira in un angolo buio a covare da sola il dolore, la paura, la rabbia. Se nessuno al di fuori se ne accorge, una gestazione silenziosa trasforma pian piano la paura in terrore, la rabbia in odio, l’attesa in disperazione.

Sono nati i mostri. Orientano il nostro sguardo sulle cose e modulano le reazioni a quel che ci accade come se tenessero dei fili invisibili.

Meno li conosciamo, più potere hanno. Abitano in noi nascosti alla nostra coscienza da un velo che ci protegge a lungo dal riconoscerli come parti ferite doloranti; almeno fino al giorno in cui quel dolore diventa sostenibile e possiamo offrire loro ascolto, pazienza, considerazione, amore, protezione.

Non conosco nessuno che abbia risolto le proprie difficoltà senza passare da questo incontro d’amore. Non c’è un altro modo, non esistono strade verso la serenità che non attraversino questi luoghi. Può essere faticoso, spesso è molto difficile: chi vorrebbe tornare lì dove ha provato tanta solitudine?

Ma la “ricompensa” che può venirne è il tornare a sentirsi interi, pieni, completi per la prima volta, capaci di dare seguito ai propri sogni e di avvicinarsi agli altri sentendosi al sicuro.

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