A cosa serve la maschera durante i rituali sciamanici?

Lo sciamano è individuo e archetipo allo stesso tempo: nella sua funzione di guaritore, di accompagnatore delle anime oltre la soglia, di ponte tra mondo di sotto e mondo di sopra, di custode dei rituali e delle narrazioni mitiche della comunità, è uomo o donna che deve potersi svincolare dalla sua identità individuale per farsi rappresentazione (credibile) di un movimento universale dello spirito.

Nella tradizione madre siberiana, quando compie i suoi rituali di guarigione lo sciamano cela il volto dietro una maschera o un copricapo le cui frange scendono almeno fino a sotto gli occhi, spesso sotto il mento, e oscillano vorticosamente mentre il corpo è scosso alla ricerca della trance, e con questa della visione.

Mi sono sempre chiesta perché il volto dovesse essere coperto agli occhi dei malati e dei partecipanti al rituale. Mi chiedevo se in questo vi fosse una sorta di premura nei loro confronti, dal momento che la trance può a volte sfigurare il volto, rendendolo spaventoso. Ma credo che questa, tecnicamente parlando, sia la proiezione di una mia premura come terapeuta.

Studiando le tradizioni sciamaniche, ho compreso due aspetti che mi hanno aiutata a rispondere alla domanda.

Il primo: la danza, lo scuotimento frenetico cui lo sciamano si sottopone (da cui trae in parte significato il termine stesso sciamano), è una tecnica finalizzata a indurre un cambiamento di coscienza – e con questo uno stato mistico – che richiede moltissima concentrazione e raccoglimento. Nascondendo il volto, la maschera/copricapo protegge e facilita questo processo; di più, “la maschera serve allo sciamano per realizzare quell’assenza dal mondo degli uomini che si convertirà in viaggi mistici verso altri mondi; lo sciamano è un solitario, la maschera favorisce e protegge la sua solitudine” (A. Pizzorno, Sulla maschera).

L’altro aspetto: mentre danza, saltella, oscilla freneticamente, mentre chiama gli spiriti alleati per compiere le guarigioni, mentre è a caccia delle anime da ricondurre nei corpi dei malati o da accompagnare oltre la soglia, lo sciamano trascende la propria identità di individuo agli occhi della comunità e si fa simbolo universale, archetipo del sacro oltre i confini di tempo e spazio.

Con quei gesti, con quei suoni e il volto celato, lo sciamano diviene spirito al cospetto della comunità; nascondendo e rivelando, la maschera permette e sottolinea questo cambio di identità che trasforma l’uomo in mito e la cura in rito.

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